Stanis Ruinas e “Il Pensiero Nazionale”: due punti di vista.

ruinasGiornalista e intellettuale, Stanis Ruinas, pseudonimo di Giovanni Antonio De Rosas, animerà nel dopoguerra uno dei percorsi politici piu originali e innovativi di un movimento, certamente non esiguo, all interno degli ex aderenti alla RSI, detto dei cosiddetti “fascisti rossi”. Di origini proletarie, nato nel 1899, a Usini, in Sardegna, Ruinas si trasferisce a Roma, e aderisce subito al Fascismo, dove inizia una brillante attività giornalistica collaborando con varie testate della capitale. Di formazione anticlericale e anticapitalista, l’intransigenza del suo pensiero lo porta più volte a scontrarsi con i vertici locali del PNF, da cui fu espulso e reintegrato un paio di volte. Corrispondente in Africa e Spagna, e successivamente per incarichi diplomatici a Berlino, dopo il colpo di Stato del 25 luglio 1943, aderisce convintamente alla Rsi, ricoprendo ruoli importanti nella pubblica amministrazione del rinato Fascismo Repubblicano.

Alla fine della guerra, torna a Roma, e dopo un breve periodo di detenzione, in un clima politico in cui le borghesie pianificano una strategia nazionale a favore del neonato Patto Atlantico, fonda la rivista quindicinnale Il Pensiero Nazionale. La rivista riunisce, al suo interno, anche fascisti della prima ora, e rappresenterà lo strumento critico con cui i vecchi sansepolcristi hanno finalmente l’opportunità di individuare i veri nemici della rivoluzione fascista. Nemici esterni al regime, ma anche nemici interni, coloro che si annidavano nei centri di potere che minarono il Fascismo dal cuore, e che durante il periodo RSI isolarono Mussolini impedendogli di dar corpo alle riforme innovative che i 18 punti di Verona avevano previsto. Questo manipolo di intellettuali, riuniti sotto l’ombrello della rivista Pensiero Nazionale, comincerà fin dalle prime uscite editoriali a dar vita a un movimento di pensiero politico, ispirato al sansepolcrismo del ’19, animato dai cosiddetti “fascisti di sinistra“, che avrà rapporti politici di tipo anti-atlantista con il PCI, posizione non certo semplice da intraprendere, alla luce del sangue che gli stessi partigiani fecero scorrere all’indomani della fine della guerra.

Per meglio comprendere questo stato d’animo che ai più potrebbe risultare anomalo e controverso occorre immedesimarsi in un contesto, in cui si organizzano nuove strategie geopolitiche, con l’Italia che riparte sotto la protezione americana, e il Partito Comunista che si presenta come unica forza anticapitalista credibile all’interno dello scenario politico italiano del dopoguerra, posizione che come racconteranno i decenni successivi è assolutamente mendace. In Italia si riorganizza il PCI finanziato da Mosca e Ruinas è l’intermediario della strategia del dirigente Paietta che vuole recuperare, se non al comunismo ma bensì al voto comunista, quei fascisti di sinistra, che non si sentono rappresentati dal Movimento Sociale, e che anzichè porsi ideologicamente antitetici all’Unione Sovietica preferiscono concentrarsi nella lotta contro l’occupante.

La rivista manterrà sempre e comunque una larga autonomia culturale per rivendicare fieramente un trascorso fascista anticapitalista.

L’apice della campagna giornalistica di Pensiero Nazionale sarà la polemica contro il neonato Movimento Sociale, specie contro i suoi dirigenti Almirante e Michelini. La polemica fu violentissima. Si accusava il Movimento Sociale Italiano, troppo vicino agli ambienti vaticani e a quello dei grandi capitali, di essere divenuto la ruota di scorta della Democrazia Cristiana e aver tradito gli ideali del fascismo repubblicano. I timori di Ruinas erano concreti; sotto  l’egida del Tricolore esisteva il pericolo che la migliore gioventù che aveva aderito alla RSI potesse restare coinvolta in un progetto politico reazionario, e sedotta dalle lusinghe patriottiche permeate di atlantismo. Ruinas dalle pagine della sua rivista critica fortemente l’operato dei segretari missini, troppo moderati per erigersi a capi dell’alternativa anticapitalista, ma al tempo stesso mantiene il dialogo con la base giovanile e soprattutto con la fazione di sinistra del Movimento Sociale, ponendosi di fatto come l’unica realtà politica in grado di parlare sia con la destra nazionale che con la sinistra più “rossa”.

La missione di PN ha una prima frenata nel 1953, quando venuto meno il sogno di una trasformazione in partito di Sinistra Nazionale (sogno osteggiato anche dallo stesso Paietta), alcuni militanti, passerano tra le file del PCI, anche se la rivista continuerà le sue battaglie editoriali fino al 1977, spostandosi sempre più su temi geopolitici di forte impatto e su inchieste giornalistiche di denuncia politica.

Quale giudizio dare su Ruinas, alla luce degli avvenimenti che contraddistinsero la sua azione editoriale e politica ?

Senza dubbio Ruinas fu un giornalista dominato da una fervida passione politica sociale e anticapitalista, e fu un uomo che non rinnegò mai il suo trascorso nella piena convinzione che il fascismo fosse una variante del socialismo italico. Occorre considerare il contesto storico in cui si trovò ad agire; nitido era ancora il ricordo della Repubblica Sociale. La forte polemica contro il Movimento sociale e le sue tendenze filoatlantiste in combutta con le democrazie plutocratiche occidentali, lo pone di fronte al dilemma di salvaguardare ideali e valori ispirati all’anticapitalismo, per evitare che in nome di una presunta battaglia patriottica contro il comunismo, la gioventù che nella RSI aveva rappresentato il socialismo nazionale, potesse aderire all’atlantismo. Ed in questo contesto che si spiega l’avvicinamento fra i Gruppi di Pensiero nazionale con le tesi anti-imperialiste dell’allora Partito Comunista italiano.

Tommaso Romito

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ruinas2A causa dell’omologazione imposta ai popoli dal potere e subita passivamente dalle persone stesse, si ha la tendenza a ragionare per scompartimenti, catalogando rigidamente tutto ciò che avviene intorno a noi senza guardare minimamente al fatto che esistono mille sfumature e alcune cose che ci vengono fatte apparire come totalmente inconciliabili possano intrecciarsi al punto di costituire percorsi intensi e originalissimi. Stanis Ruinas non trova spazio nei libri di storia che vengono proposti annualmente agli studenti, e sicuramente nessun programma televisivo da spazio alla sua figura intellettuale e politica: questo non perché Ruinas non abbia fatto nulla di rilevante, ma perché appunto egli ha avuto il merito di uscire dalle categorie che il sistema aveva usato per ingabbiare le menti di tanti giovani ragazzi. Proprio per questo motivo il suo pensiero appare ai piu superficiali indecifrabile e quindi scomodo da trattare.

A mio parere invece è utile cercare di comprenderlo. Stanis Ruinas nasce nell’ ultimo anno dell’ ottocento e la sua vita attraversa entrambi i conflitti mondiali. Fedele all’ideale mussoliniano, dapprima collabora con diversi quotidiani nel corso del ventennio, e poi, quando si tratta di scegliere tra vile tradimento e l’onore opta per la seconda strada, facendo parte della straordinaria esperienza della Repubblica Sociale Italiana. Lui non rinnegherà mai le sue idee, rivoluzionarie e sociali, proprio per tale motivo mal si ritrova in un partito come il Movimento Sociale Italiano, di cui intravede immediatamente la natura reazionaria e conservatrice.

Trovandosi quindi a dover fare una scelta di campo in quel contesto politico si pone contro tale partito, e pur essendo accusato di essere un traditore dagli stessi che man mano stavano tradendo le radici loro e della comunità che malamente rappresentavano, costituisce un giornale chiamato Pensiero Nazionale, cercando di far penetrare l’identità Repubblicana e Fascista al di fuori degli schemi e dalla logica degli opposti estremismi che tanto ha fatto comodo negli anni a chi gestiva il sistema e che di fatto ha impedito a tante generazioni di unirsi sotto un’idea genuinamente sociale e rivoluzionaria. Ruinas voleva far comprendere a chi innalzava la bandiera del comunismo russo, che già in quegli anni stava dimostrandosi come un sistema inadeguato, che l’anticapitalismo aveva solo una strada da percorrere, l’unica che ha saputo funzionare alla prova dei fatti: il corporativismo e la socializzazione delle imprese.

Tuttavia, ogni cosa che poteva essere minimamente ricondotta al Fascismo, veniva preventivamente osteggiata in certi ambienti, che hanno preferito l’antifascismo all’ anticapitalismo e con questo atteggiamento hanno consegnato l’Italia ai politicanti che oggi ci governano. Il fatto che non abbia avuto successo, non toglie minimamente importanza al tentativo di Ruinas di mostrare a tutti che essere a destra solo in funzione anticomunista è sbagliato, perché il Fascismo è rivoluzione, e deve stare dalla parte dei rivoluzionari per dimostrare che è l’unica rivoluzione possibile.

L’espressione di questo concetto è stata la finalità della sua azione politica, e la sua biografia parla per la sua coerenza, tanto chiara quanto purtroppo volutamente ignorata. Il suo pensiero, nonostante l’oscurantismo mediatico a cui è stato sottoposto, è riuscito ad affascinare tante menti aperte e genuinamente libere. Ci ha messo a disposizione un patrimonio intellettuale che sta a noi Socialisti Nazionali non disperdere, perché la vita è adesso e il domani appartiene a noi.

Daniele Proietti

6 pensieri su “Stanis Ruinas e “Il Pensiero Nazionale”: due punti di vista.

  1. Questo è lo spirito che ci deve fare andare avanti. Nell’unica direzione verso la quale indirizzare la nostra battaglia.
    Per quel che mi riguarda, il concetto riassuntivo di Proietti, che si esprime nella frase che sottolineerò al fondo di questo mio inciso, è quella che squisitamente lui esprime e che io e Noi porteremo sempre avanti.
    Condivido ogni emozione che quel pensiero esprime!

    “Tuttavia, ogni cosa che poteva essere minimamente ricondotta al Fascismo, veniva preventivamente osteggiata in certi ambienti, che hanno preferito l’antifascismo all’ anticapitalismo e con questo atteggiamento hanno consegnato l’Italia ai politicanti che oggi ci governano. Il fatto che non abbia avuto successo, non toglie minimamente importanza al tentativo di Ruinas di mostrare a tutti che essere a destra solo in funzione anticomunista è sbagliato, perché il Fascismo è rivoluzione, e deve stare dalla parte dei rivoluzionari per dimostrare che è l’unica rivoluzione possibile.”

    In Alto i Cuori

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  2. Il Fascismo è rivoluzione in itinere; vale la parola di Benito Mussolini: Il passato è dietro le nostre spalle, l’avvenire è NOSTRO ! Ma soprattutto occorre essere consapevoli che il Fascismo non si può distribuire a pillole nel sistema liberal-capitalistico. Si tratta di due concezioni della vita e dello Stato INCOMPATIBILI tra di loro.

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  3. Prima ancora del liberismo, del capitalismo e del finanziarismo usuraio di origine giudaica e atlantica, la prima bestia da sconfiggere (a partire da sè stessi alla mattina, facendosi la barba davanti allo specchio); è il borghese piccolo piccolo che alberga in ognuno.

    Quel che ha sconfitto sonoramente il Fascismo Migliore – quello delle superbe origini e dell’eroico, commovente finale – prima ancora degli sbarchi e dei criminali bombardamenti delle città e dei civili inermi, è stata la melassoide ideologia borghese.
    La borghesissima mollitudine corruttrice dei costumi nazionali, (oggi ancor piu’ di ieri) è il primo nemico da abbattere.

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  4. “Il Generale Piquemal, anziano ex comandante della legione straniera, si è unito al movimento di anti-immigrazione di Pegida per un evento tenutosi a Calais, nonostante il divieto da parte del governo.
    “La polizia è arrivata al punto ad arrestare General Piquemal, , ex capo della legione straniera”, ha annunciato sul suo account Twitter il corrispondente di Canal + Hugo Clemente. Il generale Piquemal e stato arrestato durante una manifestazione PEGIDA a Calais. Una vera vergogna !
    La pubblicazione di questa notizia immediatamente ha acceso i social network e molti cittadini della rete affermano che l’arresto è un grande “errore strategico” da parte del governo”. RTcom.

    A proposito di grassa borghesia:
    Quand’ e’ che anche in Italia i “generali” si schiereranno con il Popolo Italiano, e contro in demenziale Progetto immigrazionista del regime usuraio di Ue-Bce?

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