L’Elzeviro dei Tribuni n. 15: L’Etica della Coerenza

Ho abbastanza primavere a gravarmi sulle spalle ed una sufficiente dose di realismo mi è ormai fedele compagna, da poter dire che l’abitudine della sterminata ed informe massa del “non pensiero” a lanciarsi in buoni propositi per l’anno che inizia è e rimane puro esercizio onanistico. Certo, non si può precludere a nessuno la speranza, giacché se venisse meno pure quella dovremmo fare i conti con il suicidio come prima causa di morte del mondo moderno (e il pensiero non può non andare a Yukio Mishima che fece del suicidio rituale il suo male minore). Sta di fatto, però, che un anno è passato e uno nuovo inizia, ma restano sempre più pesanti le nubi plumbee del dissolvimento di tutto ciò che dovrebbe essere corredo imprescindibile di ogni essere umano capitato su questa terra.

I moderni cultori dell’etica bottegaia e gli adepti della religione del denaro, figli del nichilismo calvinista e di una fede eternamente atea, hanno ormai vinto la battaglia del vitello aureo e grazie a loro tutto ciò che ci circonda ha senso solo se è oggetto di squallida mercatura. Questo tipo di umanità ci fa quasi tornare simpatici ed accettabili i teorici del giusnaturalismo o uno come Rousseau, che mai si sarebbero immaginati di dare all’Uomo l’incipit per una simile discesa negli inferi. In realtà ci fa sentire sempre più orfani bisognosi di uomini che non hanno mai scritto una sola riga perché non sapevano scrivere, ma la cui saggezza incommensurabile andrebbe fatta studiare in ogni scuola ed università del pianeta. La saggezza lungimirante di un capo tribù che, seduto sotto la sua tenda a struggersi per la fine del suo mondo divenuto preda degli adoratori del vitello aureo, ebbe a dire: << una volta che avrete tagliato l’ultimo albero e ucciso l’ultimo bisonte, mangerete l’oro delle vostre banche>>.

Inutile rimarcare quanto io detesti il mondo dei libri mastri e delle cedole bancarie, che sento pesantemente responsabile di gran parte dei disastri che circondano ed inglobano le nostre stesse inconsapevoli esistenze. Non voglio andar oltre sennò rischierei seriamente di scadere in quell’onanismo intellettuale che è l’autentica castrazione del limpido, cristallino, puro e semplice pensiero di quel capo tribù, che trova nell’ordine naturale degli eventi quanto basterebbe per creare una filosofia di vita a misura d’uomo.

Non vado oltre e giungo di grazia ad una sospensione del giudizio di fronte ad altre follie tipiche dell’esasperazione individualistica dei nostri tempi, che si chiamino genderismo, integrazionismo o multiculturalismo.

La sospensione del giudizio, in verità, promana da una convinzione profonda, su cui chiamo a riflettere tutti quegli individui ancora non intossicati dalle enunciazioni solforose e diaboliche di questo o quel Bergoglio, sia esso con la stola o con il doppiopetto. In forza di questa semplice convinzione credo che la chiave di volta per scardinare la fornace mefistofelica che ogni giorno produce i miasmi che ci soffocano si chiami Coerenza. Coerenza (e dunque rispetto) verso ciò che è ordine naturale al di sopra ed oltre gli uomini; coerenza verso sé stessi e la propria origine; coerenza tra ciò che si pensa e ciò che si attua.

Seguendo l’etica della coerenza si sarà tutti naturalmente portati a fare un decisivo passo in avanti: quello che separa come una muraglia il genere umano tra coloro che “bisogna dire” e coloro che dicono, tra quelli che “occorre fare” e quelli che fanno. Una volta qualcuno disse che l’amore avrebbe salvato il mondo. Io credo che la Coerenza abbia maggiori possibilità di riuscirci, se solo in giro ci fossero più volti che maschere.

Fernando Volpi

02/01/2020

2 pensieri su “L’Elzeviro dei Tribuni n. 15: L’Etica della Coerenza

  1. è l’espressione di un sentimento comune a tutti coloro che si sentono ancora legati alla PATRIA nel suo significato etico e storico di TERRA dei PADRI. Se è dura sopravvivere coerentemente in questo periodo storico ad un uomo della generazione del dottor Fernando Volpi, pensate quanto sia duro accettare di sopravvivere coerentemente a uno della generazione 1929, la generazione che non avrebbe mai pensato, dopo tante battaglie combattute vinte e perse e tanti sacrifici personali e famigliari dover lasciare la PATRIA in queste decadenti situazioni. Comunque, ancora e sempre: BOIA CHI MOLLA !

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  2. Caro Maestro Stelvio, noi ci siamo perché prima di noi ci sono stati esempi come il tuo. E continueremo ad esistere perché noi siamo UN’IDEA del Mondo che non mollera’ mai.

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