L’Elzeviro dei Tribuni n. 18: Pandemia Elettorale

La fregola elettorale non abbandona gli italiani. Non c’è proprio nulla da fare: un popolo (sic) può soffrire anche la peggior pandemia di questo mondo, o più semplicemente la politica può diventare ancor più cloaca di quello che è, ma quando si riaccendono i fari del votificio ecco che i pruriti della scheda si ripresentano puntuali. Non abbiamo ormai la pretesa di voler convincere che andare a votare significhi avallare un sistema ed un metodo parassitario, se non altro perché il rifiuto del voto si dovrebbe accompagnare ad una sospensione completa di ogni giudizio sull’argomento. Però, in tutta franchezza, l’aver visto in questi ultimi anni punte di oltre il 30 percento di assenteismo elettorale ci aveva rincuorato sul fatto che la materia cerebrale degli italiani non fosse del tutto andata in “pappa”. 
E invece ci tocca scoprire che anche tra uomini di provata fede il tarlo della fatidica scelta tra il peggio ed il meno peggio torna a rosicchiare la dura scorza legnosa di persone che un certo “verbo” aveva reso immuni da taluni richiami. La voglia di credere fideisticamente nella liturgia di questa falsa democrazia è più forte di ogni logico buon senso e così ti ritrovi incredulo tra persone che in tempi di “bonaccia elettorale” vantavano la loro scelta astensionistica ma che dopo i primi spot elettorali si trasformano in sostenitori del meno peggio o del più anticomunista.
Siamo alle solite. Alla schizofrenia incapacitante del richiamo elettorale. Quella che viene alimentata da un circo mediatico sempre pronto ad incensare qualsiasi forma di pratica, purché questa non sia di ostacolo al permanere dello status quo. Che sia giallo verde,  giallo rosa o maledettamente doroteo, poco o nulla conta perché alla fine, sempre memori della lezione di Santa Romana Chiesa, quel che conta non sono i peccati commessi ma la fede verso le istituzioni. Si può aver sbagliato nel non votare, ma l’importante è ricredersi e tornare sulla giusta strada, perché la democrazia, con tutte le sue storture, è pur sempre il migliore dei mondi possibili.
Ma di quale democrazia parliamo?
È su questa domanda che invitiamo una volta di più i troppi ondivaghi a fare una profonda riflessione sul senso delle loro idee.
Fernando Volpi

2 pensieri su “L’Elzeviro dei Tribuni n. 18: Pandemia Elettorale

  1. UNA CERTA AREA E’ PARTITA AFFERMANDO GIUSTAMENTE CHE IN QUESTO CONTESTO LE ELEZIONI SONO LUDI CARTACEI. POI QUALCUNO SI E’ INNAMORATO DEI LUDI E CREDE DI CONTARE QUALCOSA PASSANDO COSI’ TRA GLI ABITANTI DI BEOZIA !

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