In Nome del Papa Re

pio-ix1Dobbiamo onestamente partire da una realtà che non possiamo più sfuggire perché altrimenti, ogni valutazione dei fenomeni politico-sociali che caratterizzano la vita e addirittura la quotidianità dei cittadini del paese Italia anche in questo turbolento e confuso momento storico, rimane falsata da interpretazioni che non affrontano concretamente il vero problema e cioè: l’Italia ha avuto sempre ed ha tuttora un problema in più rispetto a tutti gli altri paesi. Il problema è la presenza nel territorio italiano di una entità statuale che ha esercitato ed esercita un potere, a volte in condivisione, a volte in antagonismo a seconda dei tempi e delle circostanze storiche, con tutte le altre entità che, nel tempo, hanno avuto dominio in questo territorio. E’ innegabile che questa <entità> cui facciamo riferimento dobbiamo storicamente considerarla, piaccia o non piaccia, tra “gli eredi dell’impero romano”.

Nell’analisi dobbiamo risalire a tempi antichi e, in particolare, alla < costitutio romana > dettata da Lotario ( 824 d.C. ) nella quale in sintesi si riconfermava l’obbligo di obbedienza all’Imperatore da parte del clero e si stabiliva che i Papi neo eletti dovessero giurare fedeltà ad un messo imperiale, ma al tempo stesso era poi il Papa che incoronava l’Imperatore. Insomma., tra il dire e il fare, fra un’ambiguità e un’altra, la < costitutio romana >, legava comunque la sede pontificia al carro dell’impero carolingio e alla sua sorte, nonché alla sua evoluzione storica. I documenti romani sia pubblici che privati del tempo ci presentano, anche formalmente, questa doppia sovranità, dell’imperatore e del papa, ma la prima prevale sempre sulla seconda.

Naturalmente la rottura del compromesso ridiede poi nuove energie alle forze in lotta. L’epidemia <bipartitica> o <bipolare> che dir si voglia, non soltanto avvelenerà la vita di Roma per tutto il Medio Evo, ma si estenderà a buona parte d’Italia con i <guelfi> e i <ghibellini> i quali, in sostanza, non sono altro che l’espressione della lotta fra il potere civile e quello religioso per sopraffarsi a vicenda. Possiamo affermare che il mondo moderno, con la concezione laica dello Stato, abbia portato ad una chiarificazione ? Ad un certo punto è sembrato che il <liberalismo> post-risorgimentale avesse posto fine alla questione con l’affermazione cavouriana <libera Chiesa in libero Stato>, che corrispondeva all’evangelico < date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio >; ma il problema è rimasto invece nella sua integrità in quanto resta sempre da stabilire ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio e, soprattutto, quale sia l’autorità competente a stabilirlo. Il nodo è tutto qui e non è facile distinguere nella vita sociale ed individuale ciò che appartiene alla sfera religiosa ( vorrei aggiungere <trascendente> ), e ciò che appartiene alla sfera civile ( vorrei aggiungere <immanente>, ) tanto i due mondi si intersecano e si intrecciano sempre più spesso anche per cause strumentali e vicende politiche contingenti, tanto è vero che il potere civile e quello religioso stanno costantemente in un rapporto inversamente proporzionale: quando l’uno aumenta è perché l’altro ha perso potere.

La conquista di Roma, divenuta finalmente la capitale d’Italia unita dal 20 settembre 1870 acuì il problema e aprì quella che storicamente divenne la “ questione romana “, anche perché Giovanni Maria Mastai Ferretti, 255° Vescovo di Roma con il nome di Pio IX, ancora nel 1867 non aveva compreso che i tempi erano ormai maturi perché il potere temporale della Chiesa dovesse cessare e, all’insurrezione, fece rispondere con la chiamata dei francesi e con la forca di “ Mastro Titta “ che il 24 novembre dello stesso anno tagliò la testa ai Patrioti romani Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti e il 10 dicembre ai Patrioti romani Pietro Luzzi e Giulio Aiani, condanne eseguite sempre “ in nome del Papa re “. A questo punto non possiamo che riaffermare che il problema è soprattutto italiano ed ha accompagnato e condizionato tutto il movimento risorgimentale ed oltre, come è documentato, per esempio, dalla lettera di Giuseppe Garibaldi del 27 settembre 1880 con la quale egli si dimette dal Parlamento italiano con queste durissime parole che, purtroppo, sono valide nella sostanza ancora oggi anzi, addirittura fotografano la situazione attuale: “ Non voglio essere tra i legislatori di un Paese dove la libertà è calpestata e la legge non serve nella sua applicazione che a garantire la libertà ai gesuiti e ai nemici dell’Unità d’Italia………Tutt’altra Italia io sognavo nella mia vita, non questa , miserabile all’interno e umiliata all’estero “.

Ad esempio, in Inghilterra il problema non esiste: capo della Chiesa e capo dello Stato sono la stessa persona, il Sovrano. In Germania il concetto di <Vaterland >, la <terra dei padri >, è più forte del concetto di Chiesa. Nei paesi a dittatura la Chiesa non ha voce propria o quantomeno è addirittura un sostegno per lo Stato stesso perché è < chiesa nazionale >. In Italia, la caduta del <fascismo> e della <monarchia> ha gonfiato i poteri della Chiesa anche tramite la cabina elettorale ma non solo: i cosiddetti <liberatori> durante e al termine del conflitto, per loro interessi strategici, economici e politici, hanno ufficialmente riconosciuto e legittimato fin da subito due poteri di cui l’Italia non si è più liberata e con i quali tutti i governi hanno dovuto fare i conti: la <mafia> e la <chiesa>.

Questa la realtà con la quale ci dobbiamo confrontare anche solo per capire la <singolarità > del paese Italia rispetto a tutte le altre nazioni. Il capo della Chiesa che è anche < Vescovo di Roma>, della Roma capitale d’Italia, è il “Papa re “ , che esercita il potere “ Urbi et Orbi “. Ogni volta che il problema viene sollevato anche per situazioni contingenti, vedi adesso il fenomeno dell’immigrazione, il vicariato papale “ in nome del Papa re “ detta le regole della responsabilità dei cattolici di fronte alle attese di carità e di giustizia per la città di Roma e per il territorio italiano. E’ così che nasce e si afferma quella che NOI socialisti nazionali abbiamo definito la “liturgia dell’accoglienza”, cioè la regola sovrana a cui devono uniformarsi il popolo e il suo governo indipendentemente dalle possibilità economiche e logistiche esistenti. In caso contrario, il <vicariato>, sempre “ in nome del papa re “, lancia anatemi contro “ la classe politica “ di governo e di opposizione e parla di egoismo individuale e di gruppo, rincorsa corporativa, mancanza di responsabilità, clientelismi elettorali, interessi personali, centri di potere, populismo, corruzione e così via.

Ora, al di là e al di fuori della “ liturgia dell’accoglienza “ che respingiamo in <toto> per una serie di motivi che – se richiestici – siamo in grado di elencare e giustificare, i giudizi sulla classe politica espressi dal <vicariato> possiamo anche condividerli alla luce però di una riflessione, e cioè che il <vicariato> riconosca il fatto che la Roma di oggi è sì espressione di egoismo, di degrado e di inciviltà ma perché in gran parte frutto di un’educazione e di un costume <clerical-papalino> che imperversa sulla città e, quindi sull’Italia intera, da una quindicina di secoli all’incirca, salvo brevi ed ormai ininfluenti parentesi di piena ed incontrastata SOVRANITA’ NAZIONALE. Tanto è vero che, questo potere clerical-papalino, che si è ramificato sul territorio anche attraverso associazioni, cooperative, enti economici, finanziari e commerciali, è riconosciuto nell’immaginario collettivo al punto che attualmente, masse di operai precarizzate e sfruttate si rivolgono al “ Papa “ per la tutela dei loro diritti sindacali, come pure abbiamo constatato recentemente in occasione del “funerale spettacolo “ del capostipite dei Casamonica di origine <sinti>, i familiari hanno apertamente dichiarato che, se in qualche cosa hanno mancato in questa circostanza, loro devono chiedere scusa solo al Papa e non al governo italiano.

Va bene così ? Così vogliono gli <italioti> ?

E così sia ! L’importante è esserne consapevoli.

Stelvio Dal Piaz

2 pensieri su “In Nome del Papa Re

  1. Caro Stelvio; “Sante parole” verrebbe da dire…
    .
    L’intromissione dello Stato straniero vaticano, nella vita della Nazione Italia e degli Italiani, è scandita dai quotidiani tocchi di una vecchia pendola.

    Ogni ambito sociale, economico e politico nazionale, vede la quotidiana intromissione pontificia; opportunamente amplificata urbi et orbi dai “midia” nazionali, a reti unificate.
    Quello che dovrebbe essere un “dialogo” riservato tra papato e credenti, viene amplificata dal circuito mediatico, all’universo mondo nazionale.

    Uno dei primi atti politici del nuovo monarca vaticano, fu’ la visita a Lampedusa.
    Visita organizzata in pompa magna, con ampio codazzo di autorità, pattugliatori e servizio di sicurezza nazionali.

    Il risultato pratico della “visita” pontificia, fù l’imprimatur all’espansione delle “Istituzioni” partitocratiche,verso le coste libiche.
    La cronologia temporale è esplicativa di quanto accaduto:
    Bergoglio visita Lampedusa nel luglio 2013; ad ottobre parte l’operazione di “salvataggio” Mare Nostrum…

    Ed arriviamo ai giorni nostri, alla degenerazione totale di Mare Nostrum; l’attuale costosissima “operazione militare” Eunavfor Med.
    Eunavfor Med; la missione militare ufficialmente nata per porre fine al “modello economico” dei trafficanti libici – ma che in realtà li sostiene logisticamente – facilitando enormemente il “lavoro” delle organizzazioni criminali italo- libiche.

    Basta visitare uno qualsiasi dei siti web di “tracking” delle navi in transito nel Mediterraneo, per rendersi conto che la zona costiera prospicente Tripoli e Misurata, è significativamente trafficata di navi mercantili in regolare rotta dà e per la Libia.

    I migranti in partenza dalla costa tripolina – ed in imminente “Pericolo di morte” – stranamente evitano di chiedere soccorso a queste navi (anche italiane) dirette in Libia, e che li riporterebbero rapidamente in salvo a terra .

    Essi lanciano richieste di soccorso direttamente alla Marina Militare della repubblichetta scafista, che opera oramai a ridosso delle coste libiche.
    In questo momento “Nave Fiorillo” (Guardia Costiera italiana), stà operando nella zona di costa libica compresa tra Tripoli e Zuwara; Molto, molto lontano dalle coste italiane..

    Oramai è chiaro che quella organizzata da Trafficanti, Cosche mafiose e Partitocrazia italiota, (con la “benedizione” bergogliana), è una Truffa internazionale miliardaria.

    Cosa aspetta la Magistratura italiana “indipendente” ad intervenire?

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  2. La magistratura è collusa con il sistema; da quella sponda non dobbiamo attenderci alcun provvedimento a tutela dell’Italia e dell’italianità; questo non vuol dire che non esistano ancora magistrati onesti ed indipendenti, ma sono utilizzati a macchia di leopardo e non fanno ” sistema “.

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